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Chi sceglie un prodotto naturale lo fa con molte buone ragioni. Prima di tutto perché evita di spargere nell’ambiente veleni spesso pericolosi. A chi sdrammatizza questo tipo di problema, ricordiamo che tuttora il latte materno contiene tracce di DDT (proibito da più di 20 anni), e che quotidianamente assorbiamo 125 microgrammi di veleni chimici nel cibo (Terra e Vita 12/95). E se è vero che molti prodotti chimici di recente introduzione hanno bassa tossicità, va tuttavia riscontrato che troppe sostanze dichiaratamente cancerogene o teratogene sono usate con disinvoltura. Talvolta, purtroppo, anche inutilmente.

In secondo luogo il giardiniere naturale ricerca un ripristino stabile della salute della pianta. Il prodotto chimico, infatti, uccide molti organismi liberando una nicchia, che può poi essere riempita da altri insetti, magari ancora più dannosi. La lotta biologica invece, oltre a ridurre la popolazione del parassita in modo selettivo, crea anche una situazione stabile di equilibrio, destinata a durare.

Altrettanto avviene con i concimi organici, di cui è nota la lenta cessione dei nutrienti, e il positivo effetto prolungato nel tempo. Basti pensare che in Inghilterra, nella nota stazione sperimentale di Rothamsted (Vita in Campagna 10/96), terreni letamati per 20 anni di fila, mantengono ancora una elevatissima fertilità a 60 anni di distanza. Questo è dovuto al fatto, da molti trascurato, che i concimi organici non si limitano a fornire nutrienti (funzione svolta egregiamente anche dai concimi chimici), ma ammendano il terreno creando cibo e spazio per i microorganismi che lo rendono fertile. E ne migliorano la capacità di scambio, la porosità, l’intercettazione dei raggi solari, la dotazione in microelementi.

Dunque il giardiniere naturale non è arretrato né tradizionalista se sceglie di pagare di più un prodotto naturale. Però si preoccupa anche degli effetti futuri di ogni sua azione e non solo di quelli immediati. In cambio mangia insalate croccanti e frutta saporita, e si gode un prato pieno di fiori e di farfalle. Esempi viventi, come nel Wu-wei taoista, di come sia meglio assecondare la natura, piuttosto che forzarla o contrastarla

Sostituire o reinventare?

Posto quindi davanti al problema di limitare al massimo l’uso di prodotti “violenti”, il giardiniere naturale deve sostituire con qualcosa di diverso il vasto arsenale di prodotti chimici in commercio. Attinge allora a elenchi di prodotti naturali per l’agricoltura biologica: da zolfo e rame per i funghi, alla propoli per le batteriosi, fino al piretro per gli insetti. Ma il problema non è quello di sostituire il piretro al diazinone (peraltro raccomandabile), quanto piuttosto quello di cambiare logica, reinventando metodi di controllo che intervengano stabilmente sull’ambiente, senza stravolgerlo. È inutile fingersi “biologici” andando a cercare l’estratto tropicale di Neem, di Ryania speciosa, le quassine e il rotenone (tutti potenti insetticidi naturali), se poi l’uso che se ne fa è quello di sterminare la maggiore quantità possibile di insetti.

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Una logica biologica prevede per esempio interventi di controllo selettivi, cioè mirati a un solo parassita (quello che vogliamo controllare). Perché così facendo non si alterano gli equilibri esistenti. Ma un intervento mirato richiede conoscenza, rispetto e fantasia.

Parassiti di parassiti

Uno dei metodi “creativi” più usato dai giardinieri naturali sfrutta il controllo naturale che gli organismi esercitano tra loro tenendo reciprocamente basse le rispettive popolazioni. Per incentivare questa tendenza, acari e insetti utili, in quanto predatori o parassitoidi di insetti nocivi, vengono immessi nell’ambiente.

Con tali interventi si ottiene un triplice risultato: da una parte si controlla la popolazione del parassita, dall’altra (ancora più importante) si rende stabile tale controllo, perché l’organismo immesso rimane costantemente presente nell’ambiente. Infine non si immette alcun veleno nell’ambiente. Se quindi non si altera nuovamente l’equilibrio ritrovato, non è più necessario alcun trattamento. Ed è ovviamente necessario non trattare più chimicamente, se non si vogliono uccidere insieme buoni e cattivi. Attenzione quindi anche ai vicini che maneggiano veleni con troppa disinvoltura: potrebbero vanificare il vostro lavoro.

Il problema principale per il materiale vivo è la conservabilità, e talvolta la reperibilità. Negli anni scorsi è stato usato un prodotto eccellente (Biosafe-KB) per la lotta alle larve terricole e al temibilissimo oziorrinco (un coleottero che rode i margini delle foglie). Il prodotto si basava su un nematode (verme microscopico) che, immesso nel terreno, parassitizzava le larve di questi insetti, uccidendoli in poco tempo.

Gli afidi vengono parassitizzati da un imenottero (Aphidius colemani, una minuscola “vespetta”). L’insetto depone le uova all’interno dell’afide, che viene poi divorato dalla larva del parassitoide, che infine si riproduce parassitizzando altri afidi.

La temibile “mosca bianca“, aleurodide che crea vasti ingiallimenti fogliari con le sue continue punture, e che vola via non appena si toccano le foglie, è predata attivamente dall’Orius laevigatus, un rincoto “cacciatore” somigliante a una piccola cimice. L’Orius punge la vittima (e le sue uova) con il suo stiletto avvelenato, e poi la svuota con il suo apparato boccale pungente-succhiante.

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Il cattivissimo “ragnetto rosso” è infine divorato da un suo voracissimo consimile, l’acaro fitoseide Phitoseiulus persimilis.

Ogni confezione di parassitoidi contiene dai 500 ai 1000 individui adulti, e va aperta sul posto entro pochi giorni dalla consegna. I risultati sono eccellenti, ma soprattutto stabili nel tempo, perché ripristinano un equilibrio invece di sconvolgerlo. E non c’è alcun rischio di sovradosaggio, in quanto la popolazione tende comunque a livellarsi su una situazione di equilibrio.

Impossibile poi non citare l’importanza dei predatori di grandi dimensioni. Ogni giardino dovrebbe infatti ospitare ricci, rane, lucertole, gechi, toporagni, e soprattutto uccelli, la cui presenza dovrebbe essere agevolata in tutti i modi. Per esempio con siepi naturali ricche di bacche commestibili, ricoveri a casetta sugli alberi, angoli tranquilli umidi e pieni di foglie, secondo il salutare criterio che più forme di vita ci sono, e più stabile è l’equilibrio complessivo. Basta pensare che una rondine mangia in un giorno il suo peso in insetti, per convincersi una volta per tutte che aiutare la natura, in fondo, non è altro che aiutare se stessi.

Fantasia in giardino

La creatività del giardiniere naturale non si ferma ai parassiti dei parassiti. Nuovi prodotti nascono dall’osservazione attenta dei fenomeni naturali. Ragionando in termini di nicchia biologica infatti ci si rende conto che la lotta per la vita è anche competizione per l’acqua, per la luce, per il cibo.

È molto difficile tenere sotto controllo chimico la temibile Cydia pomonella (il famoso verme delle mele). Ed ecco che il giardiniere naturale scopre la sensibilità di questa larva a un virus (virus della granulosi della Cydia) che la uccide in pochi giorni.

Le larve dei lepidotteri (gatte pelose: Ifantrya, processionaria del pino, tutte voracissime defogliatrici) possono essere combattute in modo altamente selettivo, senza cioè danneggiare in alcun modo gli insetti utili, con un prodotto a base di spore batteriche di Bacillus thuringiensis. Questo batterio, durante la fase di sporulazione, produce un cristallo proteico, che a contatto con il pH alcalino dell’intestino delle larve diventa tossico e ne provoca la morte in pochi giorni (bloccandone comunque istantaneamente l’alimentazione).

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Per questo motivo il prodotto non è tossico per uomini e animali superiori. Ceppi specifici di questo batterio (commercializzati da alcuni anni con diversi nomi) sono attivi anche contro larve di coleotteri (dorifora della patata, oziorrinco, maggiolino), o di ditteri (mosche e zanzare).

Ma il giardiniere naturale intercetta anche il linguaggio degli insetti, per combatterli selettivamente. Infatti utilizza prodotti che imitano gli ormoni segnaletici dei parassiti per catturarli o disorientarli. Molto usati sono i disorientanti per formiche (Antiformiche-B), le melasse a lenta cessione per la regina (Trap kill) e le trappole a feromoni per intercettare il momento dello sfarfallamento. E per allontanare i parassiti sono in commercio anche prodotti “repellenti” a base di ortica, equiseto, origano, propoli (linea bio-repellent di Dueci-Fito), che combattono “naturalmente” cocciniglie, afidi, acari, funghi e batteri.

Anni fa, in assenza di questi prodotti, si usavano (e sono ancora utilissime) le consociazioni, che probabilmente agivano imitando ormoni o secrezioni sgradite agli insetti. È noto infatti che per esempio l’aglio tiene lontani gli afidi, mentre carota e cipolla coltivate vicine allontanano vicendevolmente le rispettive mosche. E sfruttando desideri e abitudini dei parassiti, si riescono a eliminare le limacce (ciotole di birra interrate), le forbicine (cartoni ondulati dove si rintanano), e le mosche (trappole cromotropiche).

Attenzione e consapevolezza

Questo modo di operare presuppone mente aperta e tollerante, e un’ottima capacità di osservazione. Doti queste che spesso si accompagnano a un infinito amore per la natura che ci circonda.

Non sembri sterile polemica, ma il giardinaggio biologico non si fa usando il piretro (naturale) con la stessa logica dell’insetticida chimico. Si fa giardinaggio naturale se, di fronte a un problema, ci si interroga con mente aperta su ogni possibile soluzione, si valutano le soglie di rischio e si interviene infine stimolando la natura stessa a tenere sotto controllo i propri eccessi e le proprie carenze. E se una volta si rende necessario l’uso di un prodotto di sintesi, lo si usi pure (magari sotto la guida di un agronomo), senza inutili fanatismi puristi.